Ganzirri, Torre Faro, Capo Peloro: splendide località turistiche situate nella cuspide nord-orientale della Sicilia, dove sembra lentamente riemergere dalle acque la lunga catena appenninica. E’ un luogo di grande fascino, sempre immerso in una straordinaria luce. Confusa fra terra e acque, con i singolari laghetti di Ganzirri, la sua estremità individua la linea di demarcazione fra Tirreno e Ionio, vicinissima alla costa calabra e caratterizzata dall’alto metallico traliccio, entrato a far parte del paesaggio. Due litorali ne definiscono i margini, il primo sulle rive dello Stretto dove si allunga l’abitato di Messina, l’altro, a nord, presenta le spiagge più densamente popolate d’estate. Sui colli, vecchi casali conservano talvolta inimmaginati tesori d’arte.
Questo Stretto dai colori sempre mutevoli giornalmente attraversato da traghetti e aliscafi, è teatro ideale per chiunque ami andar per mare e solcarne le onde sospinto da quella brezza che qui non manca mai. Tutti i venti sono di casa, ma Scirocco la fa da padrone abitandovi per molti, moltissimi giorni all’anno. E tranne quando scatena tumultuosi gorgoglii d’acqua che incutono timore persino agli esperti, proprio grazie a lui fra lonio e Tirreno è un perpetuo alitar da fare invidia a ogni regatante.
Pur così ospitale e ricco, non può dirsi che nello Stretto sia un affollarsi di fiocchi o surf; vedere un catamarano esibirsi in virate acrobatiche è ancora oggi spettacolo raro, così come vedere dieci, venti vele tutte insieme inseguirsi su e giù tra Scilla e Cariddi o più sottocosta, davanti a Pace e Contemplazione. o ancora più avanti verso Fiumara Guardia fino a punta Faro. Una vocazione marinara quella degli abitanti dello Stretto che ha accusato un lungo periodo di stanca, seguito al terremoto e poi alla grande guerra. Avvenimenti che hanno segnato due generazioni incidendo nella cultura marinara ricca di tradizioni secolari e illustri. I giovani di allora hanno cercato di che vivere altrove o in altri settori; la stessa amministrazione della cosa pubblica ha riservato scarsa attenzione al mare e alla sua gente, disattendendo bisogni primari, e ovviamente quelli legati alle attività sportive.
Con gli anni settanta, e meglio ancora con gli anni ottanta, qualcosa è cominciato a cambiare e si sono moltiplicare le iniziative. I sodalizi vanno riprendendo linfa, e un ruolo trainante può essere riconosciuto alla Lega navale tornata a nuova vita dopo un trentennio di letargo, oggi protagonista e interprete del cambiamento. La Lni ha acquisito largo credito in città e uno spazio fra i ragazzi che in numero sempre maggiore partecipano alle sue attività: si va rigenerando quello spirito antico, il mare torna a penetrare nell’animo dei freschi cittadini dello Stretto. È un recupero di memoria storica e di identità al tempo stesso, perché dello Stretto, del suo scirocco si nutre la nostra terra e ne resta fortemente condizionata.
«Vivere lo Stretto» potrebbe essere lo slogan cui la Lega navale ha improntato il suo programma di regate, di pesca e fotografia subacquea, di gare con surf, di incontri e dibattiti sul mare, sulla salvaguardia delle coste. «Vivere lo Stretto» invogliando i più piccoli a conoscerlo, a imparare ad amarlo per dare futuro a quelle attività che sembravano condannate al tramonto e che il ritmo stressante della civiltà industriale e post industriale ci invita invece a riconsiderare. Penso alla pesca, un’arte che in pochi erano rimasti a praticare, riabilitata e sempre più preferita dai ragazzi.
Nel programma della Lega la rivalutazione di tutto ciò che può concorrere a richiamare i giovani al mare e, in questo quadro, la realizzazione dei presupposti indispensabili a favorire questo sviluppo è un imperativo costante.
Possiamo dire di essere partiti quasi da zero e di aver macinato tanta strada in pochi anni, incoraggiati dal consenso di chi ci segue e ci sprona a continuare, dai tanti studenti soci aggregati le cui adesioni si vanno moltiplicando di anno in anno.
Ma perché i giovani possano coltivare questo rinato interesse verso il mare occorrono strutture. Messina accusa ancora notevoli ritardi. Solo da poco è nato un porticciolo turistico in provincia, peraltro di iniziativa privata: «Portorosa, bella realizzazione quasi sotto il Promontorio di Tindari, unico porto turistico della Sicilia. Inconcepibile se si pensa che la risorsa principale è il turismo e che l’Isola dovrebbe essere disseminata di porticcioli. Una battaglia che noi della Lega stiamo conducendo proprio in questi giorni e che potrebbe portare presto alla costruzione di un approdo attrezzato a Riviera Pace. Una necessità cui Messina non può più rinunciare e che ci permetterebbe di dare una prima, seppur modesta risposta, alle attese dei diportisti locali e un minimo di riparo ai diportisti in transito. Anni di dibattito, di dichiarazioni d’intenti, di scelte fatte e messe da canto, sono un pesante fardello e dicono di una mentalità contro cui alla fine ci si deve scontrare. Ma grazie a quel recupero di cultura marinara che si va diffondendo si può essere ottimisti.
di Gaetano Saja