Ganzirri, il Peloro e lo Stretto di Messina
Il sito della riviera Nord di Messina, da Paradiso a Rodia

Ganzirri, Torre Faro, Capo Peloro: splendide località turistiche situate nella cuspide nord-orientale della Sicilia, dove sembra lentamente riemergere dalle acque la lunga catena appenninica. E’ un luogo di grande fascino, sempre immerso in una straordinaria luce. Confusa fra terra e acque, con i singolari laghetti di Ganzirri, la sua estremità individua la linea di demarcazione fra Tirreno e Ionio, vicinissima alla costa calabra e caratterizzata dall’alto metallico traliccio, entrato a far parte del paesaggio. Due litorali ne definiscono i margini, il primo sulle rive dello Stretto dove si allunga l’abitato di Messina, l’altro, a nord, presenta le spiagge più densamente popolate d’estate. Sui colli, vecchi casali conservano talvolta inimmaginati tesori d’arte.

Località Torre Faro
Articolo pubblicato online il 8 ottobre 2007
Ultima modifica il 22 ottobre 2007
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Fino al 2005 quartiere messinese XI "Peloro" attualmente inglobato nella VI Circoscrizione;

Parrocchia: S. Maria della Lettera;

Data di erezione della parrocchia: 25.8.1921;

Date delle prime registrazioni:

-  nei registri dei battesimi: 2.4.1747,

-  nei registri dei matrimoni: 22.10.1776,

-  nei registri dei defunti: 12.6.1776;

Abitanti:
- nel 1713 (Amico) con Sant’Agata e Ganzirri: 2.017

- nel 1733 (Amico): 2017;

- nel 1737 (Di Pasquale) unito a S. Agata ripete la stessa cifra di Amico:2017

- nel 1840 (La Farina):1651;

- nel 1963 (Archidiocesi): 3400;

- nel 1991 (Curia): 5.500.

Chiese: S. Maria della Lettera, parrocchiale.

NOTIZIE

E’ il casale che occupa l’estremo lembo del Capo Faro e si affaccia oltre che sul Mare Ionio anche sul Tirreno. Questo capo è chiamato più spesso Capo Peloro, un nome che ricorda il pilota di Annibale condannato a morte dal suo stesso generale per un tragico errore e poi sepolto in questa terra.
(Non manca tuttavia chi nega che il nome di Peloro lo abbia dato il pilota di Annibale, adducendo che, ancor prima che nel nostro mare si affacciasse il cartaginese, quel nome era già conosciuto).
A dare il nome di TORRE FARO è l’antica torre in cima alla quale è collocata la lanterna, il "faro", che, acceso di notte, serve come punto di riferimento ai naviganti.
(Rimandiamo al prossimo capitolo su FARO SUPERIORE le contrastanti opinioni intorno al significato del termine "faro", inteso da alcuni come riferito alla lanterna e da altri come riferito a tutta la spiaggia occidentale dello Stretto)
La torre di cui si parla è molto antica e anche se la sua costruzione non è da attribuirsi al mitico Orione, come vorrebbe il Buonfiglio, certamente esisteva in età romana. Il Samperi ne parla citando Strabone, geografo greco vissuto nel primo secolo avanti Cristo, ma bisogna dire che essa è stata più volte ricostruita lungo il volgere dei secoli.

Come Ganzirri e Sant’Agata, dal profilo della giurisdizione ecclesiastica Torre Faro era una dipendenza di Faro Superiore. Il culto si svolgeva in una chiesetta dedicata a S. Domenica e officiata dal clero della curazia di Faro Superiore. Crescendo, però, il numero degli abitanti, fu costruita nel 1733 una chiesa ben capace e nel 1762 l’Arcivescovo Tommaso Moncada la elevò a "Curazia Rurale" completamente autonoma, con facoltà di amministrare i sacramenti e di tenere i registri parrocchiali, mentre i pescatori si obbligavano a versare una quota dei loro proventi per il sostegno finanziario della chiesa e del curato.

Il terremoto del 1908 distrusse sia la chiesa di S. Domenica sia la bella chiesa parrocchiale.

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