Ganzirri, il Peloro e lo Stretto di Messina
Il sito della riviera Nord di Messina, da Paradiso a Rodia

Ganzirri, Torre Faro, Capo Peloro: splendide località turistiche situate nella cuspide nord-orientale della Sicilia, dove sembra lentamente riemergere dalle acque la lunga catena appenninica. E’ un luogo di grande fascino, sempre immerso in una straordinaria luce. Confusa fra terra e acque, con i singolari laghetti di Ganzirri, la sua estremità individua la linea di demarcazione fra Tirreno e Ionio, vicinissima alla costa calabra e caratterizzata dall’alto metallico traliccio, entrato a far parte del paesaggio. Due litorali ne definiscono i margini, il primo sulle rive dello Stretto dove si allunga l’abitato di Messina, l’altro, a nord, presenta le spiagge più densamente popolate d’estate. Sui colli, vecchi casali conservano talvolta inimmaginati tesori d’arte.

La pesca del pescespada
Articolo pubblicato online il 8 giugno 2007
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La pesca del pesce spada nelle acque dello Stretto di Messina, è
un’arte-mestiere praticata da antichissimo Tempo. Non si hanno notizie certe sulla sua origine e perciò resta difficile stabilire come e quando i pescatori dello Stretto iniziarono a dare la caccia ai pesci spada che da tempo immemore fanno dello Stretto di Messina la loro prediletta via verso le più tiepide acque dello Ionio.

Il pesce spada un pesce pereiforme della famiglia xiphiidae (xiphias gladius) lungo fino a 4 metri e pesante, a volte, anche 3 quintali privo di squame di pinne ventrali e di denti. Ha un colore grigio scuro sul dorso e argento nella parte ventrale. Si nutre preferibilmente di seppie e calamari. Ha cute delicata, rosea e di alto potere nutritivo tanto da farlo ritenere da Ateneo e da Archistrato « cibo divino».

La cattura del pesce spada avviene scagliandogli contro una lunga lancia alla cui estremità luccicava un uncino ricurvo che, una volta penetrato nelle sue carni non ne usciva più, se non con strazio. Era allora una battaglia dura che non sempre vedeva vincere l’uomo.
Ma i luntri, pur se costruiti solidamente, dinanzi alla forza, alla violenza e spesso alla disperata reazione dcl pesce spada, in lotta per la propria sopravvivenza erano pur sempre dei gusci fragili e vulnerabili. Alla loro debolezza si sopperiva perciò, in modo spettacolare, con il coraggio e la tenacia col perenne rischio di una caduta in mare e con la sempre incombente possibilità di vendetta del pesce ferito che tentava di difendersi e di offendere a colpi di coda e di spada. Ma se il pesce spada nei secoli è rimasto immutato come nella natura delle cose creare l’uomo sfruttò la sua intelligenza e tutte le più moderne e raffinate tecniche nautiche per attrezzarsi meglio alla sua cattura.

Oggi per la pesca del pesce spada si costruiscono eleganti e velocissime feluche dotate di un’ alta antenna d’avvistamento e di una lunga passerella per il fiocinatore. Le feluche sono barche a motore di alto mare di maggior peso del luntro e meglio attrezzate. L’antenna che si innalza al centro della barca, è alta da 20 a 25 metri e in cima reca una coffa dentro alla quale prende posto un antenniere sempre in attenta osservazione del mare, pronto a dare l’allarme al primo avvistamento del pesce. Dalla prua della feluca fuoriesce un trampolino lungo 30-40 metri a la cui estremità prende posto il fiocinatore, pronto a seguire le evoluzioni del pesce e, al momento buono, a lanciargli addosso l’asta uncinata munita di una sottile cordicella di naylon lunga diverse centinaia di metri.

Quando la freccia, scagliata con violenza al grido di Viva San Marta biniditta» penetra nelle sue carni (avviene cioè la strumatura) il pesce spada, talvolta, quasi per istinto, cerca di rivoltarsi contro il feritore. Ma più spesso dopo un istante di sbalordimento e di immobilismo, si inabissa fuggendo mentre il fiocinatore ha cura di dargli corda, cioè di mollare la funicella che lega la fiocina affinché il pesce , nel vano, quanto dispendioso tentativo di fuga, possa esaurire le sue forze e la sua vitalità.

La battaglia si fa allora sublime, eroica. Ad intervalli il pesce affiora e s’inabissa, men tre una scia di sangue comincia ad arrossare la sua strada senza uscita. Nelle sue vicinanze non
rado, se il pesce è femmina (ma pare anche in altri casi) appare il maschio il quale compresa la tragedia in corso sembra che voglia in qualche modo portare aiuto alla sua compagna, e
non sa che fare. E allora si agita e si dimena come un mostro da favola, e si fa pericolosissimo. Ma su dì esso accorrono subito le altre feluche con altri fiocinatori e le tragedie spesso- finiscono per essere due, come sintesi e fine del binomio amore e morte Alla fine, quando le forze dcl pesce spada sono stremate, l’epilogo è compiuto. I pescatori lo issano su una barca da carico con molta cautela ben sapendo che a volte nell’agonia il pesce può ancora avere un improvviso ritorno di aggressività e lanciarsi con la spada contro la barca distruggendola e ad essa inchiodandosi. Che spettacolo, allora vedere quel carico approdare!

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